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La città
 

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Guida Turistica di Vibo Valentia

LA CITTA'
Situata nella parte sud-occidentale della Calabria, Vibo Valentia (ca 36000 ab., 476 m.) è diventata capoluogo di provincia nel 1992. La città si trova su un altopiano fertile all'estremità settentrionale del promontorio di Tropea, a soli 6 km. dal Mar Tirreno, sul quale si affaccia il borgo di Vibo Valentia Marina; il nucleo urbano antico occupa la parte alta della città, ai piedi del castello, mentre nella parte bassa si estendono i quartieri più moderni. L'economia si basa sulle attività commerciali esercitate dal porto, ma anche sulle produzioni agricole, olio, agrumi, uva  e industriali.

CENNI STORICI
Le origini della città sono legate ad un insediamento preellenico che i Bruzii designano con il nome di Veip, trasformato in Hipponion (VII sec. a.C.) dai magnogreci di Locri. Nel 422 a.C. la città si allea con Siracusa e vince la guerra con Locri; nel 389 a.C. è però lo stesso Dioniso di Siracusa a sconfiggere la città ed a distruggerla. Sono i cartaginesi a ricostruirla come centro militare, fino all'arrivo dei Romani che la rendono loro possedimento con il nome di Valentia e la fanno diventare “municipium” (89 a.C.). In epoca bizantina la città è roccaforte militare e punto strategicamente rilevante per tutta la Calabria; nel 850 e nel 983 subisce le scorrerie e le distruzioni dei saraceni. All'inizio del XI sec. con l'arrivo dei Normanni diventa un centro militare assai rilevante, in virtù della posizione che gli permette di controllare sia l'entroterra che il traffico costiero; è di questo periodo la costruzione del Castello. La città, fatta riedificare da Federico II (1235), diventa Monteleone di Calabria e si sviluppa come centro economico e di cultura; come altre città calabresi prende parte ai moti rivoluzionari del 1799 ed a quelli risorgimentali del 1848. Nell'agosto 1860 accoglie la spedizione garibaldina e dal 1928 la città assume il nome attuale, Vibo Valentia.

COSE DA VEDERE
Duomo Costruito tra il 1680 ed il 1723, il luogo di culto più importante della città è dedicato al patrono S. Leoluca. La cattedrale sorge sui resti di due precedenti chiese, una basilica bizantina (IX sec.) ed una chiesa medievale (XIII sec.), e la sua facciata è stretta tra due campanili; le porte in bronzo del calabrese Niglia raccontano la storia della città. L'interno è a tre navate e comprende un altare maggiore settecentesco con un gruppo in marmo di Carrara - “Madonna della Neve” - di A. Caccavello (XVI sec.); nella cappella a sinistra una tavola del ‘500, “Madonna della Sanità”. Di notevole bellezza, nel transetto sinistro, il trittico in marmo (XVI sec.) di Antonello Gagini, posto nelle nicchie di un altare.
Valentianum Questo ex Convento dei Domenicani, eretto nel XV sec. e rimaneggiato nel secolo successivo, è posto di fianco al Duomo ed ospita un istituto scolastico, varie associazioni ed il Museo d'Arte sacra, Ingresso gratuito-visite a richiesta. Nell'edificio sono esposte opere provenienti dal Duomo, da varie chiese della città e da collezioni private, tra cui arredi religiosi, reliquiari, crocifissi in avorio e legno e numerosi dipinti (XVI-XIX sec.). Di notevole importanza le statuette in bronzo di C. Fanzago raffiguranti angeli adoranti e santi che costituivano il ciborio della Certosa di Serra San Bruno e che portano evidenti i segni del terremoto del 1783.
Viale Regina Margherita Fiancheggiata dai giardini della Villa Comunale e da palazzi monumentali - tra cui Palazzo Gagliardi del ‘700 - questa via del passeggio ha il suo proseguimento con Corso Umberto I, antico arteria commerciale della città; all'inizio del corso troviamo la chiesa di S. Maria La Nova, dal bel portale cinquecentesco in marmo scolpito. Alle spalle dei giardini della Villa Comunale è situata la Chiesa del Rosario, eretta dai Francescani nel 1280 e rifatta nel XVIII sec., che comprende all'interno opere d'arte e monumenti sepolcrali trecenteschi.
Chiesa di S. Michele Eretta nel XI-XII sec., la chiesa è stata riedificata nel ‘500, secondo alcuni da Baldassarre Peruzzi. Le linee architettoniche ricordano le chiese rinascimentali toscane ma è il campanile (1671) a richiamare l'attenzione. Sproporzionato rispetto all'edificio sottostante, era originariamente a quattro piani ma il terremoto del 1783 e un fulmine nel 1827 lo hanno ridotto a tre. Dalla chiesa, attraverso vicoli e scalinate in pietra si giunge al quartiere medievale che conserva antichi palazzi nobiliari, tra cui Palazzo Cordopatri (‘500) e Palazzo Romei (‘400), con vera da pozzo nella corte interna. 
Castello Superato l'Arco Marzano, una delle antiche porte della città, si giunge al Castello, costruito dai normanni sull'acropoli di Hippónion in parte con blocchi di arenaria provenienti dalle mura greche. Alla torre ottagonale di Ruggero il Normanno, Federico II aggiunse quattro baluardi che furono rafforzati dagli angioini; la struttura subì ulteriori ampliamenti in seguito, tra cui l'aggiunta di un piano, crollato poi in seguito ad un terremoto. Dal Castello si gode una splendida vista sui due golfi di S. Eufemia e Gioia Tauro, sulla Sila e sulle Serre. Restaurato di recente, l'edificio ospita il Museo archeologico statale – trasferito qui dal Palazzo Gagliardi - istituito nel 1969 dopo la consegna di varie collezioni private. Il Museo comprende reperti di periodi compresi tra la preistoria e la tarda età romana e medievale, provenienti sia dalla greca Hippónion che dalla romana Valentia. Sono esposti corredi di necropoli greche, numerosi Pinakes - ex voto dedicati al culto di Persefone - ed un ampio repertorio vascolare, che va dal VI sec. a.C. all'età medievale. Da segnalare all'attenzione del turista la preziosa “laminetta aurea” con iscrizione di tipo orfico ritrovata in una tomba di una necropoli urbana (V-VI sec. a.C.). Ingresso a pagamento-aperto tutti i giorni.
Rovine di Hippónion A nord-est della città, nei pressi del cimitero, sono state individuati resti delle mura in arenaria costruite nel VI-V sec. a.C. e originariamente lunghe 6 km; nella zona si trovano anche i resti di un tempio dorico (VI-V sec. a.C.) che segnalava la città ai naviganti. Dall'attiguo “Belvedere Grande” lo sguardo abbraccia la costa tirrenica da Capo Palinuro a Messina. In località S.Aloe sono stati rinvenuti invece resti di terme romane.

ARTE
Museo archeologico statale Vito Capalbi
c/o Castello Tel. 0963/43350

MUSEO D'ARTE SACRA
c/o ex Convento dei Domenicani (Valentianum) Piazza S. Leoluca Tel. 0963/42040

COME ARRIVARE
In auto
A3 Salerno-Reggio Calabria, uscita S.Onofrio-Vibo Valentia
In treno 
Vibo Valentia si trova sulla linea Lamezia-Reggio Calabria che è percorsa giornalmente da Eurostar e Intercity provenienti dalle principali città del nord e del centro.
In aereo 
L'aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme (0968/414111) che effettua collegamenti giornalieri con Roma e Milano, in coincidenza con voli internazionali; lo scalo è raggiungibile grazie all'autostrada A3.

INDIRIZZI UTILI
Apt Azienda di Promozione Turistica
Via Forgiari - Galleria Vecchio Tel. 0963/42008

LA CUCINA 
Come nel resto della regione anche nella zona di Vibo Valentia si preparano varietà di paste fatte in casa molto buone; la specialità del luogo è la “fileja”, pasta preparata attorno ad un filo di ferro e condita con il ragù. Gustose anche le specialità del circondario: i latticini del Monte Poro - soprattutto il pecorino - e la “‘nduja”, insaccato stagionato e cucinato prodotto nell'area del Capo Vaticano. Da non dimenticare la degustazione dei vini, tra i quali si segnala lo Zibibbo, un bianco prodotto a Pizzo e Briatico. 

FIERE E MERCATI
Agosto vibonese Antiquariato e arte sacra in mostra
Settimana Santa Venerdì Santo, processione dei Vari e dell'Addolorata; la domenica di Pasqua 
l' “Affruntata”, con cui si celebra per le vie del centro l'incontro tra i simulacri del Cristo risorto e della Madonna addolorata.
Palio di Diana Si svolge d'estate ed è la rappresentazione in costume della storia di Diana Recco, eroina vibonese del ‘500; i rioni della città si sfidano in una gara tra cavalieri e la manifestazione si svolge in pieno clima rinascimentale con il contorno di saltimbanchi, cavalieri e giullari. Alla fine spettacolo di fuochi pirotecnici.

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